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Questo articolo è stato scritto da:
Cristiana Cesarato

Avvocato civilista in Torino e addestratore cinofilo di 1°livello ENCI

Facciamo chiarezza

Le liti non vanno in vacanza! Nemmeno tra cani!
Quello che è accaduto pochi giorni fa tra il Jack Russel e l’American Staffordshire Terrier mi ha colpito il cuore e rattristato molto.

L'aggressione tra cani

Una triste storia di cronaca che vede come protagonisti due cani a passeggio con le loro rispettive proprietarie. Ciò che è successo è noto a tutti: il piccolo Jack Russel senza guinzaglio e la sua padrona vengono azzannati dall’American Staffordshire Terrier, il cane non ce la fa e muore.
A completare la tragedia il proprietario del Jack Russel che accoltella l’American Staffordshire, che muore anche lui. Non voglio e non posso entrare nei particolari sulle reali responsabilità, anche se non oserei mai nemmeno pensare che la responsabilità sia soltanto di uno dei due. Da giurista prima, e da amante degli animali poi, desidero solo fare chiarezza sotto un profilo tecnico nella speranza di fornire risposte a chi, ne sono certa, si starà ponendo molte domande.

Il cane deve essere tenuto al guinzaglio

Cosa succede se non teniamo il nostro cane al guinzaglio?

La legge (art. 672 c.p.) ha depenalizzato da reato ad illecito amministrativo “chiunque lascia liberi, o non custodisce con le debite cautele, animali pericolosi da lui posseduti, o ne affida la custodia a persona inesperta” punendo tale condotta con una multa “da euro 25 a euro 258”.
E se il cane è libero e morde una persona o un altro cane oppure provoca qualche danno? Andiamo per gradi.

Lite tra cani senza guinzaglio

Il cane libero morde un'altra persona

Insieme alla responsabilità amministrativa scatta anche la responsabilità penale per aver provocato lesioni personali colpose. Questo reato scatta quando la scorretta o mancata custodia dell’animale provoca un danno psicofisico ad una persona.

Il cane libero morde un altro cane

In caso di rissa tra cani, chi risponde degli eventuali danni non è il cane che per primo abbaia o che istiga l’altro, ma quello che si scaglia per primo, ossia l’aggressore. Sulla questione della responsabilità in caso di rissa tra cani è intervenuto di recente il tribunale di Milano attribuendo la responsabilità all’animale aggressore, colui che per primo ha determinato la rissa.

Responsabilità in caso di uccisione di animale

L’uccisione di animali è un reato previsto e disciplinato dall’art. 544-bis c.p., il quale punisce con la reclusione da quattro mesi a due anni “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale” ovvero solo se consentita e disciplinata da norme speciali, l’uccisione non è perseguibile penalmente.
Ciò che maggiormente allarma chi scrive è non solo l’esiguità della pena ma il termine crudeltà e senza necessità.
La legge vuole punire chi uccide un animale con modalità o per motivi che urtano la sensibilità dell’uomo.
L’assenza di necessità, invece, si riferisce a una necessità relativa, in forza della quale la condotta non è punibile se è volta a soddisfare un bisogno umano.
La Cassazione precisa che sono consentite solo le uccisioni e le modalità di attuazione che sono disciplinate e consentite da norme speciali e valutate come “necessarie”.
Tutte le altre uccisioni sono gratuite e costituiscono di conseguenza un reato.
Ad esempio, chi uccide un animale proprio o altrui risponde di reato e si rivela necessario che la morte sia voluta dal colpevole.
Nel caso in cui una persona uccide un animale senza volerlo non può essere punito.
Nel caso degli animali investiti, se un conducente ha accettato il rischio dell’uccisione e non ha rallentato, pensando che l’animale si sarebbe spostato, è punibile del reato di uccisione di animale.
Pertanto, risulta essere legittima l’uccisione di una creatura per soddisfare i bisogni primari dell’uomo purché posta in essere nel rispetto della disciplina appositamente predisposta.
La Corte di Cassazione, infine, ha anche precisato che la nozione di necessità risulta essere integrata tutte le volte in cui chi provoca l’evento morte lo fa per evitare un pericolo imminente o per impedire l’aggravamento di un danno non solo alla propria persona, ma anche agli altri o ai propri beni. In tali casi, pertanto, l’azione risulta essere legittima ( Cass. Pen., Sez III, sentenza del 28 novembre 2016, n. 50329).
In conclusione, in merito alla triste vicenda le responsabilità a carico dei partecipanti sono molte, a partire dall’omessa custodia del Jack Russel che non veniva condotto al guinzaglio all’aggressione dell’AmStaff che ha cagionato la morte del Jack Russel e lesioni personali alla sua padrona, fino ad arrivare al reato di uccisione dell’animale per mano dell’uomo che dovrà specificare il motivo per cui è dovuto ricorrere ad un simile comportamento.
Sarà la magistratura a fare chiarezza attraverso le opportune indagini del caso.
Chi scrive ha fiducia in chi amministra la legge e spera si faccia la giusta chiarezza sulla dinamica dei fatti, altrettanto spera di vedere crescere il senso di responsabilità di chi decide di condividere la propria vita con un animale.
NON SONO PELUCHE O PUPAZZI, SONO ESSERI VIVENTI.

Cristiana Cesarato
Avvocato civilista in Torino e addestratore cinofilo di 1°livello ENCI

Content creator sui social per passione e per difendere un grande sogno: “il riconoscimento del diritto degli animali come un diritto costituzionalmente garantito
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